Le Rovine del Trentino
Castel Romano
Un’incantevole rudere presso Pieve di Bono, Castel Romano è avvolto da mistero e numerosissime leggende. Venne edificato nel XII secolo al fine di gestire la strada che poneva in comunicazione il Bresciano alle Giudicarie. L’imponente torre a forma rettangolare, che sovrasta la valle del Fiume Chiese, è un’importante attestazione sull’importanza della struttura sotto un aspetto strategico.
Con il passaggio del potere dei conti Lodron in altre aree del Trentino, in Baviera e in Austria, la struttura fu oggetto di un costante degrado, fino a diventare un deposito per il fieno nei primi anni del XX secolo. In occasione del primo Conflitto Mondiale, Castel Romano subì i duri colpi delle cannonate, ma riuscì a sopravvivere anche ai sanguinosi scontri tra i Veneziani e i Milanesi, l’arrivo delle truppe garibaldine e il passaggi a feudo vescovile.
Dei numerosi affreschi che decoravano le sale residenziali solo uno è sopravvissuto, del quattrocento raffigurante uno scontro tra truppe armate. Forte e vivo ancor oggi è l’immenso fascino che il castello, in seguito a minuziose restaurazioni, emana probabilmente anche per le moltissime leggende che lo caratterizzano, tra queste la più conosciuta è senza alcun dubbio quella della contessa Dina Lodron.
La contessa accoglieva i giovani più belli della zona per ucciderli, ma non durò a lungo infatti un prete decise di fare giustizia e riuscì a liberare il dominio delle forze negative con l’uccisione della Contessa.
Aperto al pubblico:
Si consiglia di contattare l'Ufficio Turistico Valle del Chiese per il calendario degli eventi in programma.
Bastione di Riva del Garda
Dopo lunghi anni della dominazione veneziana, il Bastione, edificato per la protezione di Riva del Garda, è tra i simboli più importanti della città. Fu edificato in pietra grigia presso le falde del monte Rocchetta, tra i simboli di Riva del Garda che domina e sovrasta la città e il lago.
La struttura venne realizzata per dare maggiore tranquillità e protezione al borgo vicino ma anche ai suoi abitanti nel XVI secolo, periodo in cui era da poco terminato il dominio veneziano di Riva, inseguito fu demolito dall’esercito francese nel 1703, alla cui guida era il generale Vendome, che attaccò il corpo centrale rendendolo inutilizzabile.
Il Bastione è possibile raggiungerlo in pochi minuti partendo dal porto di Riva grazie ad una strada che prosegue nel mezzo del bosco di pini neri della Rocchetta, questo bastione è stato da poco restaurato per mano della Sovrintendenza per i Beni Architettonici della Provincia autonoma di Trento.
Orario:
Si consiglia di contattare l'Apt Ingarda Trentino per verificare le possibilità di accesso al Bastione.
Castel Belfort
I resti del Castel Belfort, che emanano un indefinito panorama incantevole, sono sovrasti dall’ingente torre. Il Castello mostra ancora la sua imponenza nonostante la sua struttura sia parzialmente diroccata, è ancor oggi visibile la torre antica merlata, circoscritta da in genti mura rettangolari, ma i piani e i soffitti del castello sono del tutto crollati.
Castel Belfort fu edificato nel 1311, periodo in cui Enrico, conte di Tirolo, diede il permesso di costruire una torre che disponesse di edifici vicini a Tissore, il figlio di Geremia I, con al concessione del feudo perpetuo. Un particolarità interessante del castello, che ha caratterizzato anche la sua storia, è la posizione adiacente a Spormaggiore, presso la giurisdizione del precedente castello di Sporo – Rovina , in qualità di rocca per il distretto di Molveno e Andalo.
Ciò giustifica i continui cambiamenti di proprietà in seguito a numerosi scambi e accordi politici. La struttura non presenta elementi medievale infatti è molto più simile ad una moderna fortezza, ciò a causa della ricostruzione per opera dei Conti Saracini in seguito all’incendio che distrusse l’originale castello nel 1670. In seguito, a causa dell’occupazione napoleonica e i numerosi passaggi di proprietà, il castello subì un costante declino.
Castello di Segonzano
Sbucano quasi inaspettati dalla rupe porfirica che si trova in località di Avisio, i resti del Castello di Segonzano. Resti imponenti realizzati nel periodo medievale per mano di Rodolfo Scancio, su richiesta del principe vescovo Federico Vanga, questa struttura fu utilizzata da guardia per i traffici presso la Valle dell’Adige che si sviluppava sotto il ponte Cantilaga, presso il torrente Avisio.
Oggi possiamo ammirare solo una parte delle preesistenti mura della struttura edificata nel Duecento e rivista nel Cinquecento per volere degli A Prato, i cui discendenti sono tutt’ora i proprietari, nonostante ciò la struttura ebbe un grande valore negli anni tra il Trecento e il Quattrocento. Il Castello di Segonzano appartenne anche ai Rottenburg, Scancio e, nel 1300, ai Greifenstein, mentre i Duchi del Tirono se ne impossessarono nel 1424.
In occasione delle dispute tra i francesi e gli austriaci nel 1795, il castello in seguito a bombardamenti e saccheggi, fu abbandonato e cadde in rovina. L’unica torre sopravvissuta è quella di stampo romano, indicata come torre delle prigioni.
Albrecht Dürer, che passò in queste terre in occasione del suo primo viaggio nel 1494 a Venezia, fu colpito dall’imponenza delle oscure pareti della fortezza fino al punto da realizzare due acquerelli sul castello. La visita dell’artista tedesco fu rievocata nel 1971 con due cippi portifici posizionati a Piazzo di Segonzano e Faver ad indicare i punti che il pittore ha realizzato nelle sue opere.